Dove portano "Le strade del durian"

23.12.2020

Vincitore del Premio internazionale di letteratura Città di Como 2020, e in scia con l'epocale accordo economico fra Cina e Paesi dell'Asean, il libro di Vittoria Sangiorgio riaccende l'attenzione su una delle aree geografiche più vitali e strategiche del mondo. Il Sud-Est asiatico. 

"Le strade del durian" portano a Como. Grazie al suo ultimo libro, il cui titolo omaggia l'olezzoso frutto diffuso per tutto il Sud-Est asiatico, lo scorso novembre Vittoria Sangiorgio ha conquistato il Premio internazionale di letteratura Città di Como 2020. L'opera corona nel modo migliore anni di viaggi per località remote e testimonia appieno la maturità artistica raggiunta dalla presidente dell'Associazione Culturale Gaetano Osculati, che vanta alle spalle innumerevoli iniziative di valorizzazione della storia dell'esplorazione, ma anche quattro importanti pubblicazioni: "Donne di Licia, viaggio tra le donne turche" (2010), "In viaggio coi marshrutka. Da Baku a Yerevan nelle terra dell'orda d'oro" (2012), cui ha fatto seguito "Il treno della barranca e altri binari" (2014), prima di dare alle stampe "L'Iran svelato delle donne" (2016). 

Alternando con maestria pagine biografiche, curiosità etnografiche, digressioni storiche e acute analisi sociali, Vittoria Sangiorgio offre un affresco in presa diretta su un'area geografica apparentemente frammentata, ma le cui antiche rotte commerciali e i profondi legami culturali hanno trasformato in un bacino in costante fermento. Non a caso la Cina, sempre lo scorso novembre, ha siglato una partnership strategica con i 10 Paesi dell'Asean (l'associazione che coinvolge le principali economie del Sud-Est asiatico e del Pacifico, fra cui i protagonisti del libro Giappone, Singapore, Vietnam e Malaysia), insieme alle quali intende dar vita al più grande blocco commerciale e di investimento al mondo.  

Per meglio capire cosa bolle in pentola in Estremo Oriente, non c'è dunque lettura più consigliata che "Le strade del durian". Vittoria Sangiorgio ci spiega perché, grazie all'intervista rilasciata alla Casa degli Esploratori dopo il suo intervento su ABC Radio. 

Quali sono le tracce che ti hanno permesso di legare allo stesso filo storie e Paesi così differenti?

"Innanzitutto tracce di esploratori giapponesi, che nel periodo Meiji - alla fine dello shogunato Tokugawa nel 1868 - si inoltrarono alla scoperta dei Mari del Sud. Iniziò allora un'apertura del Sol Levante verso il resto del mondo, dopo circa duecento anni di isolamento. Approfondendo la storia asiatica, è così possibile riconoscere e cogliere sul territorio le testimonianze che legano tutt'oggi Giappone, Malesia e Vietnam, questi ultimi due occupati proprio dal Giappone, insieme a Singapore e al resto dell'Indocina, dal 1941 sino al termine della Seconda Guerra Mondiale. L'invasione nipponica sortì l'effetto di stimolare un risveglio generale dei popoli sotto dominio coloniale, spingendoli alla cooperazione regionale e a far tesoro anche di alcuni progetti attraverso cui il Giappone intendeva trasformare l'area nel suo Impero Asiatico. Usare la stessa moneta, ad esempio, e parlare la stessa lingua. Obiettivi oggi perseguiti indirettamente dalla Cina, attraverso la partnership economica siglata a novembre 2020".

Hai trovato e seguito strade storicamente già tracciate, oppure ti sei ispirata a figure e personaggi che in qualche modo ti hanno colpita?

"Sulla stampa ho letto che l'imperatore giapponese Akihito, dopo aver annunciato la sua intenzione di abdicare, aveva deciso di recarsi in Vietnam per l'ultima sua visita ufficiale. Quale occasione migliore, dunque, per seguirne le tracce? Ai governi vietnamita, singaporiano, malese e giapponese, oggi interessa fra l'altro approfondire reciproche relazioni economiche e culturali, nel tentativo di bilanciare l'ingombrante e sempre più crescente influenza regionale della Cina e della Corea del Nord, con cui i quattro Paesi hanno contenziosi territoriali e non solo. Il Giappone, proprio per le conseguenze storiche vissute, rappresenta la cartina tornasole per comprendere meglio i fenomeni di contaminazione culturale. Durante il ventennio della guerra del Vietnam, rappresentava infatti un luogo di cura per i soldati americani feriti gravemente in azione. Per quanti si erano meritati una licenza, ma erano impossibilitati a tornare in patria, il Giappone rappresentò una sorta di parco dei divertimenti a medio raggio. Tokyo e Okinawa, per dirla alla Will Ferguson, divennero "Il bordello del Vietnam". All'inizio del XX secolo, il quartiere di Asakusa era già il luogo dei divertimenti della capitale giapponese, con i suoi teatri di kabuki e cabaret; qui prese poi piede un vero e proprio quartiere delle cortigiane, sapientemente narrate nelle pagine di La banda di Asakusa del premio Nobel Yasunari Kawabata".

Nonostante sia distante centinaia di chilometri dal bacino del Sud-Est asiatico, la Corea del Nord è a sua volta attore delle trasformazioni in corso nell'area?

"Non dimentichiamo che nella capitale della Malesia, il nordcoreano Kim Jong-nam, fratellastro del leader Kim Jong-un, nel 2017 fu avvelenato da due donne mentre era in procinto di imbarcarsi per Macao...ed io invece per raggiungere proprio Kuala Lumpur. Il coinvolgimento delle autorità malesi nelle attività investigative hanno incrinato i rapporti tra i due Paesi. Uno scontro diplomatico potenzialmente dannoso per l'economia della Corea del Nord, in quanto la Malesia è uno dei suoi pochi partner nella regione, mentre nella sua capitale è presente una folta comunità di nordcoreani attivi nella ristorazione, nell'edilizia e nel turismo. La capitale Kuala Lumpur è sempre stata una zona franca per gli incontri diplomatici delle due controparti, svolgendo un ruolo rilevante di mediatore a livello internazionale, considerato che Kim Jong-un, prima delle recenti e inaspettate aperture verso il governo di Washington, non intratteneva rapporti di sorta con le amministrazioni americane".

Dobbiamo dunque aspettarci una possibile escalation delle tensioni fra blocco a guida giapponese-americano e blocco cinese?

"Se l'eterna battaglia del Giappone per la formazione di un'area asiatica a guida nipponica appare ormai perduta, rimane innegabile la sua oggettiva influenza economica e la sua conseguente traduzione in termini politici. Tokyo e Pechino si muovono secondo prospettive regionali che mettono in gioco interessi economici e obiettivi strategici di respiro ancor maggiore, dovendo fare i conti con lo scomodo vicino coreano e con i più lontani Stati Uniti. Nonostante i continui colpi di scena, la guerra in Asia rimane, purtroppo, un'ipotesi sempre possibile, con conseguenti sconvolgimenti di portata planetaria. Per le sue caratteristiche fisiche il Giappone si trova a metà tra la Cina e l'America e, in caso di conflitto tra le due potenze che si stanno oggi sfidando, rappresenterebbe la linea del fronte. Non a caso ha tutto l'interesse a consolidare alleanze e collaborazioni, come prova anche l'accordo con Singapore per rafforzare la sicurezza contro la pirateria nello stretto di Malacca, da cui passa una notevole quantità dei traffici commerciali dei due Paesi".

Quali sono le impressioni più vive che ti hanno lasciato i Paesi visitati e che potrebbero stimolare i lettori de "Le strade del durian" ad avvicinare l'area con una consapevolezza maggiore?

"Il Giappone è un Paese in bilico fra l'uso spregiudicato della tecnologia più futuristica e antiche tradizioni che, nonostante tutto, restano salde. Lascia convivere il silenzio meditativo di un monastero zen e l'alienazione di ore trascorse nelle ipnotiche sale pachinko. Città tentacolari e, fuori di esse, chilometri di verde totale, quasi infinito. Singapore mantiene invece un cuore coloniale che appare quasi in contrasto con l'immagine ipermoderna e organizzata veicolata a livello internazionale: i suoi mercati coperti sprigionano l'inconfondibile aria cosmopolita di un porto di mare che ha vissuto secoli d'immigrazione. Ho invece provato delusione per la Malesia, per la maggior parte non più coperta da foreste pluviali originarie e ormai sostituite da infinite monoculture di palma da olio. Mi hanno però incantato le sue città coloniali, tra le più affascinanti al mondo, come i suoi accoglienti locali: tra tutti ho eletto il Geographer, un caffè di Malacca situato in una casa coloniale di Jonker Street, sulla quale spicca un gigantesco mappamondo bianco e nero incastonato nella parete. Per quanto riguarda il Vietnam, che ha segnato la mia generazione con terribili immagini di guerra, esodo e sacrificio, vale invece il consiglio di Viet Than Nguye, premio Pulitzer per la narrativa: senza dimenticare il suo recente e terribile passato, occorre avvicinarlo ricordando che è innanzitutto un Paese, non una guerra".