Il giro del mondo in 500 anni
Dici Fernando Magellano, pensi Antonio Pigafetta. Con le celebrazioni dell'anniversario per i 500 anni della prima circumnavigazione del mondo, avvenuta fra il 1519 e il 1522 a opera delle navi spagnole guidate dallo sfortunato comandante portoghese, è in realtà il cronista vicentino dell'impresa a essersi preso la scena. Specularmente alle tante iniziative di commemorazione lanciate nella penisola iberica e nel resto del mondo, fra cui l'affascinante "The Magellan project - retracing the route 500 years later", il Veneto ha offerto un nuovo ed efficace esempio di impresa culturale: il lancio dell'Associazione Pigafetta500, nata nel 2018 e affermatasi oggi a livello nazionale grazie alla spinta "virale" del web.

Fra i soci fondatori si contano infatti rappresentanti delle istituzioni, della cultura e delle attività produttive della città di Vicenza, ma fra studi, percorsi formativi, eventi e collaborazioni avviate, la rete dei contatti si sta piano piano allargando ben oltre i confini nazionali. L'onda lunga di quest'anno spinge addirittura verso le coste della Patagonia cilena e del piccolo Sultanato del Brunei, al centro delle ricerche di un altro grande esploratore italiano, di cui nel 2020 ricorrono i cent'anni dalla morte: il botanico fiorentino Odoardo Beccari. A quanto pare le annate che terminano con il '20 sono destinate a lasciare il segno.
Il 21 ottobre 1520 le navi spagnole guidate da Magellano entrano nel fatidico stretto sudamericano che, alle appendici meridionali del continente, mette in comunicazione l'Oceano Atlantico con il Pacifico: è un autentico giro di boa per la storia, che rivoluziona la cartografia dell'epoca, espande i confini della Terra e ne prova definitivamente la sfericità. Dopo cinque settimane di navigazione nel fiordo sudamericano, infatti, diventa sempre più chiaro che quello è il passaggio destinato a portare alle Isole delle Spezie asiatiche, obiettivo strategico della spedizione. Magellano, purtroppo, non riuscirà a vederle: cade vittima di un agguato sull'isola di Mactan, nelle Filippine, ma si guadagna la gloria imperitura di due monumenti oggi eretti in loco e a Punta Arenas, in Patagonia. La ben più nota statua di bronzo cilena, posta sopra un piedistallo orientato allegoricamente verso i quattro punti cardinali, raffigura il comandante portoghese mentre scruta le stelle che hanno guidato l'impresa di doppiaggio del continente sudamericano. Deus vult!

O almeno così credeva Magellano. Con la sua morte improvvisa, la responsabilità di tener viva la memoria dell'impresa passò di fatto al suo fido attendente, Antonio Pigafetta. Senza la penna del patrizio vicentino, il nostro sguardo brancolerebbe probabilmente nelle nebbie della storia. Le informazioni raccolte nella sua "Relazione del primo viaggio intorno al mondo" - tanto meticolose da incontrare l'opposizione delle principali corti europee alla loro pubblicazione (avvenuta solo nel 1524 a Venezia) - restituiscono magistralmente la varietà e la vitalità di un mondo che di lì a breve sarebbe stato investito dalla violenza della globalizzazione.
Oltre alla bizzarra descrizione dei "Patagoni", giganti dai grandi piedi che vivevano nella Terra del Fuoco, il Cavaliere di Rodi sedurrà la fantasia d'Europa con l'inaspettata immagine di una "Venezia d'Oriente": una grande città, raggiunta nel 1521, «tutta fondata in acqua salsa, salvo la casa del re e alcune de certi principali; ed è de venticinque mila fochi. Le case sono tutte de legno, edificate sopra pali grossi, alti da terra. Quando lo mare cresce, vanno le donne per la terra con barche vendendo cose necessarie al suo vivere». Si tratta di Kampong Ayer, la capitale della maggior potenza marittima del sud-est asiatico, divenuta oggi il quartiere più suggestivo della moderna città di Bandar Seri Begawan. «Al capo de Burne, fra questa e una isola detta Cimbonbon, che sta in otto gradi e sette minuti, è un porto perfetto per conciare navi, per il che entrassimo dentro, e per [non] avere troppo le cose necessarie per conciare le navi, tardassemo quarantadue giorni».
Nei secoli, come provano anche le parole dell'esploratore Odoardo Beccari nella sua opera di fresca riedizione "Nelle foreste di Borneo" (Edizioni Clichy, 2020), la capitale del Brunei si è arricchita di edifici sempre più notevoli. Su tutti, le eleganti moschee dalle cupole dorate di Ali Saiffudien e Jame'Asr Hasasanil Bolkian, accanto al fastoso palazzo del Sultano (con le sue 1788 stanze), capolavori nati dal talento architettonico di Rodolfo Nolli e incorniciati dall'intonsa foresta pluviale del Borneo. Uno degli habitat di maggior biodiversità al mondo (copre quasi il 58% del territorio nazionale), capace di riservare ogni anno scoperte straordinarie: dal 2016 sono divulgate e studiate dall'italiano Daniele Cicuzza, professore associato alla Facoltà di Scienze nell'Università Brunei Darussalam, nonché attivissimo videodocumentarista. Benché metà del Pil del Paese, pari complessivamente a 33,5 miliardi di dollari, sia garantito ancora dalle sue enormi riserve di gas e petrolio, oggi l'attenzione per la sostenibilità sta piano piano crescendo nelle giovani generazioni, con l'obiettivo di ricreare difese naturali contro i sempre più frequenti rischi di alluvione lungo le coste. Minaccia risvegliata dal cambiamento climatico e che grava mortalmente su buona parte della popolazione locale, per lo più insediata a ridosso del mare.

Sulle notevoli scoperte della prima circumnavigazione del mondo, dal 2019 l'Associazione Pigafetta500 è impegnata a realizzare iniziative di grande valore, che spaziano da dibattiti storici a incontri di imprese, da nuovi itinerari turistici e gastronomici alla produzione di videodocumentari, in omaggio all'anniversario che si protrarrà ufficialmente sino al 2022. Di recente sono stati allacciati anche rapporti di collaborazione con ICOO e l'Associazione culturale "Gaetano Osculati", partner del nostro istituto che si occupa di valorizzare la storia dell'esplorazione italiana. Grazie all'impegno dei volontari di Vicenza, quest'anno la figura di Antonio Pigafetta sarà celebrata con la donazione al Cile di una nuova statua di bronzo da affiancare a quella di Ferdinando Magellano a Punta Arenas. Dopo cinque secoli di separazione, comandante e attendente saranno di nuovo fianco a fianco, suggellando il valore transnazionale della prima circumnavigazione del mondo: «un'impresa realizzata da navi spagnole - spiegano Stefano Soprana e Valeria Cafà, portavoce dell'Associazione culturale Pigafetta 500 - con un comandante portoghese e un cronista italiano, ma destinata a mettere in contatto anche i più remoti popoli della nostra unica e vera casa comune. La Terra».
Alberto Caspani
(articolo estratto dal Bollettino ICOO)