Il ritorno degli "Esploratori lombardi"

21.12.2020

Dal Sudamerica all'Africa, Alessandro Pellegatta ripercorre la vita e le imprese di 15 straordinari personaggi in un nuovo saggio storico curato per la collana L'Onda dell'Editoriale Delfino. Lettura imperdibile per gli appassionati di avventura, ma necessaria anche per comprendere dove l'Italia stia andando  

L'orizzonte è sempre un passo più in là. Lo ricorda e, soprattutto, lo dimostra l'ultimo libro di Alessandro Pellegatta, appassionante collezione di biografie che scavano nell'anelito verso l'altrove per sottrarci alla morsa asfittica del presente. Il suo "Esploratori lombardi" (Editoriale Delfino) è un'opera che catapulta dal fitto della foresta amazzonica alle savane dell'Africa, con uno stile di scrittura sobrio e puntuale, ma al tempo stesso fluido e dirompente come un film d'avventura. Lo si intuisce già dai caratteri del titolo, evocanti atmosfere all'Indiana Jones, così come dall'originale formato quadrato del volume, che trasforma le sue oltre 300 pagine in sequenze di fotogrammi virati. Al testo, infatti, si accompagnano anche preziose foto e mappe d'annata, grazie alle quali gli esploratori lombardi ritrovano un volto reale, vissuto, caparbio, oltre che un'identità storica troppo a lungo obnubilata dalla coscienza italiana.

Milanese, classe 1961, Pellegatta è una delle penne più prolifiche della letteratura contemporanea, avendo già alle spalle importanti pubblicazioni sulla cultura del viaggio, oltre che racconti e poesie. Il saggio storico, in questo complesso periodo che vede l'Occidente costretto a spazi sempre più angusti dopo aver assaporato l'ebbrezza della globalità, rappresenta però il genere più congeniale a Pellegatta per sottrarci ai vicoli ciechi del momento. Dietro l'azione temeraria, il gesto eclatante o il piano impreciso dei singoli protagonisti, emergono in filigrana le coordinate attraverso cui scorgere l'inevitabilità dei percorsi, ma anche la possibilità di vie alternative. Vie "alla lombarda", caratterizzate cioé dalla capacità "di essere soprattutto cittadini del mondo e italiani".

Così come il saggio "Manfredo Camperio: storia di un visionario in Africa" (2019) aveva restituito all'avventura italiana nel Continente Nero le sue misconosciute radici risorgimentali, mentre il più recente "Patria, colonie e affari" (2020) l'atavismo dei vizi nazionali, quest'ultima fatica individua sostrati diversamente fecondi. Dalle originarie imprese di "romantici autodidatti", come Gaetano Osculati, Felice De Vecchi ed Antonio Raimondi, l'esplorazione viene rappresentata nella sua processualità storica, evolve in forme più organizzate e consapevoli, di cui la "geografia commerciale" diventa l'espressione più emblematica della seconda metà dell'Ottocento . A questa fase vanno ricondotte le vite di Giulio Adamoli, Renzo Manzoni, Gaetano Casati e Giuseppe Cuzzi, non a caso tutti collaboratori di Manfredo Camperio, il grande mentore delle politiche estere dell'Italia ormai unificata. Il nostro Paese si lancia, si mette alla prova, scalpita, ma appare incapace di colmare in pochi anni il divario di preparazione e visione strategica che caratterizza le altre nazioni europee, già da tempo proiettate su scala globale. 

L'inesperienza finisce allora per capovolgersi in eroismo, i colpi di testa sono visti come gesti di rara audacia, gli incidenti di percorso scivolano in tragedie di dimensioni inaudite. L'Italia che torna ad affacciarsi oltre i propri confini manca degli strumenti adeguati per leggere e giudicare la propria azione in modo equilibrato, delegando spesso a una politica da salotto e a capitali di periferia i sogni di generazioni ancora radicate nei valori della terra. Questo profondo iato non viene superato neppure dall'evoluzione delle missioni geografiche in forme di proto-colonialismo, pagando tributi di sangue pesantissimi. Accadrà in Africa, dove da sempre gli interessi economici sono più accesi, ma si ripeterà in contesti altrettanto remoti. 

A riscattare i nostri "eroi", non di rado, è l'istinto anarchico di adattarsi al momento, d'inventarsi soluzioni lontane dalle elefantiache deliberazioni di Roma. Un inusuale modus operandi sensibile alle pacche sulle spalle, tanto quanto a uno sguardo di complicità. Da una prospettiva storica più attenta alle vite personali, i limiti dell'esplorazione italiana si rivelano paradossalmente la sua stessa forza: i nostri esploratori riescono a far breccia nella diversità anche senza ricorrere alla consueta prepotenza o arroganza dei conquistatori, facendo invece leva sulla voglia di sfuggire alle regole e costruendosi di testa propria originali spazi di convivenza. 

Missione dopo missione, ai passi prudenti di Giuseppe Vigoni, Luigi Robecchi Bricchetti e Pietro Felter, si accompagnano quelli di un infaticabile Giovanni Miani e dell'altruista Carlo Piaggia, arrivando sino alla recente epopea dei fratelli Angelo ed Alfredo Castiglioni, capaci di restituire al viaggio il suo connaturato senso di meraviglia, di scoperta e rispetto del vivente, dopo aver lasciato alle spalle le frustrazioni e le distorsioni d'epoca fascista. 

"Nascono così, lungo questi itinerari esplorativi ispirati dalla curiosità e dall'attrazione - rileva Pellegatta nel sua nota introduttiva - quei sentimenti di appartenenza comune ai destini umani che trasformeranno i fratelli Castiglioni nell'allegoria stessa di un profondo impegno civile ed umanitario". 

Il cerchio si chiude. Un nuovo ciclo si apre. Mostrando il potere trasformativo della resilienza e della contaminazione culturale, "Esploratori lombardi" offre oggi una valida via d'uscita dall'aridità del sospetto pregiudiziale, delle seduzioni del profitto e delle nuove insidie del distanziamento sociale, riconsegnandoci a un mondo finalmente libero dal virus del calcolo e della ragione a ogni costo. 

Alberto Caspani


NB. Martedì 22 dicembre 2020, dalle ore 18, diretta Zoom con l'autore per la presentazione del libro "Esploratori lombardi". Per collegarsi, è sufficiente utilizzare questi codici: https://us02web.zoom.us/j/2522532530

  Meeting ID: 252 253 2530