Sul fronte nippo-russo con l'ammiraglio Filippo Camperio (Manciuria)

17.11.2014

L'Estremo Oriente in un piccolo angolo di Brianza. Grazie alle ricerche stimolate dall'Anno Incrociato del Turismo Italia-Russia, il Fondo Camperio del Comune di Villasanta ha riacceso l'attenzione su un tesoro ancora poco noto, ma d'inestimabile valore: oltre 1.100 fotografie scattate dall'ammiraglio Filippo Camperio durante la guerra russo-giapponese del 1904-1905

Incontro delegazioni militari Oranofsky-Fukushima per l'armistizio
Incontro delegazioni militari Oranofsky-Fukushima per l'armistizio

E non è tutto. Ai plichi di scatti seppiati è corredata anche un'impressionante mole di appunti, carte geografiche e diari prodotti da Camperio in qualità di attendente militare italiano presso l'esercito zarista. Come hanno evidenziato numerosi studi apparsi di recente all'estero, ma del tutto trascurati in Italia e, per ragioni assai diverse, in Cina, lo scontro fra le due grandi potenze asiatiche fu un evento storico il cui impatto tuttora riecheggia nella geopolitica della globalizzazione.

Filippo Camperio con la crocerossina Maria Petrovna Plovky
Filippo Camperio con la crocerossina Maria Petrovna Plovky

Nel 1898 la Russia era infatti riuscita a bloccare l'espansionismo giapponese sul continente asiatico, facendosi concedere dal governo cinese la strategica base navale di Port Arthur per 25 anni (oggi Lushunkou, sul Mar Giallo): indebolita dalla scomparsa dell'ammiraglio Stepan Osipovich Makarov, la flotta dello Zar venne però attaccata a tradimento e in gran parte distrutta (antecedente molto simile all'attacco di Pearl Harbor), dando il via a un durissimo confronto militare sui territori attraversati dalla linea ferroviaria Vladivostok-Khabarovsk-Harbin-Port Arthur. Non solo nell'Estremo Oriente Russo, ma anche in tre province cinesi tanto misconosciute, quanto ricche dal punto di vista storico e naturalistico: Heilongjian, Jilin e Liaoning.

Trovandosi casualmente in zona, l'ammiraglio italiano ottenne l'incarico di documentare da vicino il conflitto in collaborazione con le truppe russe. In seguito questo materiale fu selezionato e riordinato dallo stesso Camperio nel libro "Al campo russo in Manciuria" (1907) e negli 8 volumi "Il Giornale di Campagna" destinati al Ministero della Marina italiana, venendo ripreso nei testi delle conferenze tenute dopo la guerra per raccontare dell'operato della Croce Rossa russa e del conte Apraxin; ciononostante, un dettagliatissimo manoscritto sulla battaglia finale di Tsushima del 14-15 maggio 1905 attende ancora d'essere pubblicato. Oggi l'archivio "russo-giapponese" rappresenta la parte più cospicua dei documenti che appartennero alla grande famiglia d'esploratori brianzoli, vissuta nella secentesca villa dell'allora La Santa dal 1818 sino al 1974 (anno in cui il figlio di Filippo, Giulio, cedette la proprietà al Comune per ricavarne l'attuale archivio e biblioteca).

"Gli scatti sono consultabili attraverso il portale dei Beni Culturali della Regione Lombardia - spiega Marialuisa Ornaghi, responsabile del Fondo Camperio - oltre a chi ne fa richiesta direttamente in sede. Alcuni di questi sono stati stampati in ampio formato per mostre tematiche tenute negli anni scorsi, ma sono a disposizione di quanti siano interessati ad approfondire il tema o a organizzare eventi culturali. Ricordiamo infatti che il biennio 2014/2015 segna il centodecimo anniversario della guerra".

Detenuto della colonia penale di Sakhalin
Detenuto della colonia penale di Sakhalin

L'archivio permette non solo di ricostruire in modo meticoloso l'organizzazione militare delle truppe zariste, ma di scoprire le peculiarità geografiche e antropologiche dell'area fra il fiume Amur e la Manciuria: armato della sua inseparabile Kodak Brownie n.3 e libero di documentare ogni aspetto della vita al campo, Filippo non seguì infatti la tradizionale linea della fotografia celebrativa ottocentesca, ma anticipò lo spirito dei grandi reportage del Novecento.

Ritratti di semplici soldati, prigionieri o comandanti (spiccano quelli di Pavel Alexandrovic Bazarov, colonnello addetto ai rapporti con i militari stranieri, e del cosacco dell'Amur Serge Ivanovic Katchalov), momenti ludici nelle improvvisate "zemlyanka" (le abitazioni di fortuna allestite dai militari), incontri con l'etnia locale dei Gold, carneficine e vivide esecuzioni capitali. Un occhio mai voyeuristico, ma estremamente umano, accompagnato da annotazioni che già lasciano intuire lo scollo fra la base dei soldati che a breve si sarebbero votati alla rivoluzione socialista e gli ufficiali fedeli allo Zar.

Nonostante il legame d'amicizia con l'esercito russo, Filippo s'accorse presto di come le truppe fossero rimaste indietro sul piano tecnologico e organizzativo rispetto ai militari giapponesi, accogliendo con sgomento e rassegnazione la sconfitta finale dei figli di Nicola II: nelle drammatiche foto della firma dell'armistizio, dove sono immortalati i generali Oranofsky e Fukushima, riconosce un segno epocale e un monito per l'Europa intera. Per la prima volta nella storia moderna, una potenza asiatica aveva sconfitto un impero occidentale.

Per la dinastia dei Romanov fu l'inizio della fine. Ma la Russia, grazie anche alle osservazioni tecniche di Filippo, avrebbe saputo far presto tesoro della debacle risollevandosi più grande e forte di prima. L'Armata Rossa e l'Unione Sovietica erano ormai pronte per innalzare una nuova bandiera. La stessa che, ancor oggi, mette a confronto due culture e due modelli di sviluppo da cui dipenderà il nostro futuro prossimo. 

Alberto Caspani

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