La via di Odoardo Beccari in Borneo
A 150 anni di distanza dal viaggio d'esplorazione del grande botanico fiorentino, l'Associazione culturale Gaetano Osculati rimappa il percorso per raggiungere il cuore del Borneo malese

Risultato eclatante per la missione in Sarawak dell'Associazione culturale "Gaetano Osculati" di Biassono (MB), da anni dedita alla riscoperta della storia dell'esplorazione italiana e recentemente impegnata a valorizzare la figura di Odoardo Beccari: il massimo botanico italiano che, dal 1865 al 1868, rivelò per primo i tesori reconditi della terza più grande isola al mondo.
Grazie al patrocinio della Società Geografica Italiana, che all'epoca ancora non esisteva ma di lì a poco sarebbe stata fondata da Giacomo Doria - fido compagno di viaggio dell'intrepido fiorentino - il Museo del Sarawak di Kuching ha ricevuto lo scorso agosto una targa commemorativa destinata a cambiare i rapporti fra Italia e Malesia.
Se i futuri visitatori dello splendido complesso in stile Queen Anne potranno ora familiarizzare con le gesta del botanico che, per primo, catalogò oltre 130 palme del Borneo, insieme a decine e decine di farfalle, insetti, conchiglie e sì, pure tribù cacciatrici di teste, non sarà il solo corridoio d'ingresso della sezione di Storia Naturale a ricordare il suo impegno nella capitale del Sarawak.
Come ha confermato il dottor Leh Moi Ung, curatore del museo, l'intero territorio del Borneo settentrionale sarà attraversato da circuiti di visita in grado di disvelare le meraviglie naturalistiche descritte da Odoardo Beccari: a cominciare dal vicino Kubah National Park, dove tuttora è allestito un ricchissimo Palmetum che ben documenta gli studi del botanico italiano, ma poco oltre il quale si leva pure la vetta del monte Mattang, suo primo punto di ritiro nella foresta di dipterocarpacee, nonché panoramica guglia disegnata accanto a quella del parlamento di Kuching negli infuocati tramonti equatoriali.
Persino il ristorante dell'hotel Merdeka, a pochi passi dal museo del Sarawak, ha oggi realizzato il valore dell'uomo di cui porta il nome e mostra gigantografie in sala, ma del quale ancora non conosce l'eccellenza del vino prodotto nella tenuta di Radda in Chianti da lui fondata, la splendida Vignavecchia.
E poi la penisola di Santubong, vero e proprio santuario naturalistico conosciuto più per il suo etnovillaggio culturale che per le meraviglie florofaunistiche ed archeologiche, raccolte lungo le pendici di un monte tanto ingombrante, da identificare col suo nome e i suoi fantasmi l'intero promontorio: proprio qui, dove un 22enne Beccari bordeggiò prima di risalire il fiume che lo avrebbe condotto dal raja Charles Brooke e dalla sua bellissima moglie (e forse amante) Ranee, le orme dell'esploratore hanno permesso di riscrivere la storia stessa del Borneo.
Durante i sopralluoghi per rimappare il suo itinerario, i ricercatori del museo del Sarawak hanno infatti trovato incisioni e sculture rupestri pronte a sollevare nuovi interrogativi: complice il disboscamento che, in sordina, continua a mangiarsi fette di foresta primaria a favore di coltivazioni di palme da olio, l'intera isola sta assistendo alla riemersione di reperti di un'antichissima civiltà attorno alla quale, muovendo dalle grotte pittate di Sireh o Niah, per arrivare a quelle nei pressi di Sangkulirang nell'East Kalimantan indonesiano, con un'inevitabile tappa ai megaliti delle remote Kelabit Highlands, vengono rievocati addirittura miti atlantidei.
La "Via di Odoardo Beccari" potrebbe apparire tentacolare, considerate le sue molteplici spedizioni in territori oggi non casualmente trasformatisi in splendidi parchi naturali quali l'imperdibile Bako, ma almeno tre sono gli snodi su cui far perno. Risalendo la costa verso est, si raggiunge il più vasto villaggio di palafitte al mondo, ovvero la capitale del piccolo Sultanato del Brunei, nella cui università insegna uno degli eredi e massimi appassionati di Beccari, il botanico Daniele Cicuzza.
Quindi si vira velocemente verso l'isola di Labuan, tanto cara a quell'Emilio Salgari che divorava letteralmente i bollettini del fiorentino, per approdare infine al più sorprendente porto segreto della marina italiana: Gaya Island, la maggiore delle isole che compongono il Parco marittimo Tunku Abdal Ramah, destinata a trasformarsi in una colonia penale per ex soldati borbonici confinati nel forte piemontese di Fenestrelle. Grazie all'impegno di Gillian Tan, proprietaria degli idilliaci Bunga Raya e Gayana Ecoresorts, qui troverà presto un punto definitivo la storia di Odoardo Beccari, del comandante Carlo Alberto Racchia e di tutti quegli intrepidi italiani che fecero del Borneo la nostra seconda, misconosciuta, ma irrinunciabile casa.
TAPPE ITINERARIO STORICO
9) AREA DI LUNDU - SEMATAN
- Visita al parco Gunung Gading (in caso di fioritura della Rafflesia), oppure alle isole dell'arcipelago (Tanjung Datu National Park o Talang Satang National Park, centri di conservazione delle tartarughe marine giganti)
10) AREA DI BATANG AI
12) POSSIBILE ESTENSIONE NELL'AREA DI MARUDI E DELLE KELABIT HIGHLANDS (Beccari ascoltò solo racconti sulle tribù più isolate dell'interno del Borneo, ma oggi è possibile raggiungere il villaggio di Bario con voli in Twin Otter da Kuching, Miri e Marudi)
Aggiornamento 2020:
La "Via Beccari" è oggi realtà, grazie al tour de I Viaggi di Maurizio Levi e al circuito botanico Beccari degli Amici del Museo del Sarawak.